In occasione della festa della donna abbiamo deciso di parlarvi della farmacologia di genere. Un ramo della farmacologia che studia l′influenza delle differenze biologiche (come il sesso) sull′effetto dei farmaci in ogni persona, sia in termini di efficacia (cioè se ha effetti terapeutici), che di sicurezza (cioè se ha effetti avversi e di che tipo). Le caratteristiche che differenziano i sessi, come peso, composizione corporea, massa muscolare, ma anche diversa produzione di ormoni e tempi di svuotamento gastrico, sono i principali fattori che possono influenzare la farmacocinetica ma anche l′effetto terapeutico di un principio attivo, o la sua tossicità. Il primo esempio che vi riportiamo riguarda un principio attivo utilizzassimo dalle donne, soprattutto durante il ciclo mestruale. Stiamo parlando dell′ibuprofene! Una molecola antinfiammatoria non steroidea (FANS), che a parità di concentrazioni plasmatiche, risulta essere più efficace negli uomini rispetto che nelle donne. Al contrario, nel sesso femminile provoca più effetti collaterali, come ad esempio una riduzione dell′udito nel 13-24% dei casi. Altro caso è quello che riguarda il Propofol, una molecola utilizzata per l′induzione e il mantenimento dell′anestesia generale. Diversi studi hanno dimostrato che gli uomini sono più sensibili alla sua azione, pertanto la dose prevista dovrebbe essere ridotta del 30-40% rispetto al dosaggio utilizzato nel sesso femminile. Le donne sembrano rispondere meglio degli uomini agli antidepressivi inibitori selettivi della serotonina (come fluoxetina, paroxetina e sertralina) rispetto agli antidepressivi triciclici (ad esempio, amitriptilina). C′è anche da dire che le donne sono colpite da depressione 2-3 volte in più rispetto agli uomini. Anche per i diuretici ci sono delle differenze di genere. Infatti, nel sesso femminile, provocano prevalentemente iponatriemia (bassi livelli di sodio nel sangue), mentre negli uomini producono una riduzione del volume plasmatico (quantità di sangue). Alcuni oppioidi come la morfina, utilizzati nel trattamento del dolore di entità da moderata a grave, possiedono una maggiore efficacia sulle donne rispetto che sugli uomini. Ciò accade per l′elevata densità dei recettori all′interno del corpo femminile. Ciò provoca aumento degli effetti terapeutici, ma anche degli effetti collaterali che sono legati al farmaco. Per finire questa piccola carrellata di principi attivi, anche i farmaci antidiabetici della classe dei tiazolidindioni, utilizzati dai pazienti con diabete di tipo 2, inducono un aumento delle fratture ossee nelle pazienti diabetiche donne, mentre questo evento è meno pronunciato negli uomini. Lo studio di questa branca della farmacologia dovrebbe essere approfondito e, soprattutto, dovrebbe essere applicato a livello clinico per migliorare l′efficacia e la sicurezza dei diversi farmaci.